Recensione del libro EVANESCENZE di Gabriele Solfanelli

Evanescenze è un romanzo breve, ma intenso e che sa comunicare in uno stile gradevole alcuni dilemmi che hanno appassionato da sempre i filosofi, gli psicologi, gli scettici, i materialisti, ma anche, o forse soprattutto, gente comune. Questi problemi si potrebbero sintetizzare così: i fatti fisici e i fatti psichici possono coesistere? Si svolgono  su due piani assolutamente non comunicanti? E l'amore, cosa è l'amore?
Dipanare questa aggrovigliata matassa su un piano letterario è l'obiettivo e il conseguente ottimo risultato di questa originale storia, esemplarmente scritta da  Gabriele  Solfanelli.
Il problema di Daniel che continua  a percepire una strana presenza al suo fianco,  viene affrontato da uno psicologo, che interpreta il disturbo come visioni, in quanto ripercussioni psichiche del suo stato, non confessato e molto sotterraneo, di solitudine, di isolamento; poi da un parapsicologo che ritiene il giovane essere in compagnia di una entità trascendente.
L'entità trascendente in seguito si materializza nel corpo di una stupenda ragazza che fa conoscere al protagonista il vero amore, un amore che sarà comunque  per sempre dal momento che conduce Daniel su un altro piano esistenziale che chiamiamo semplicemente, con un termine molto sbrigativo, morte.
Un romanzo, Evanescenze, che si fa apprezzare e che sa trovare una via d'uscita contraddistinta da un'invenzione letteraria che palesa  una padronanza da parte dell'autore, Gabriele  Solfanelli, della vexata quaestio: come si può spiegare l'interazione tra il mondo psichico e il mondo fisico se diamo per scontato la chiusura di quest'ultimo dal punto di vista causale?
Mi sembra pertinente, in chiusura, citare Wittgenstein: dove il nostro linguaggio fa supporre l'esistenza di un corpo, e non c'è corpo alcuno, ci viene da dire che là c'è uno spirito.

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