Alla ricerca di autori sconosciuti (o quasi): JEAN REVERZY

 Nel 1964 Einaudi pubblicò la traduzione  (a cura di Bianca Garufi e Gioia Zannino Angiolillo) di tutte le opere dello scrittore francese Jean Reverzy, che con il suo primo romanzo - Le passage - vinse il premio   Renaudot,  balzando inaspettatamente agli onori delle cronache letterarie;  muore cinque anni dopo, nel 1959. La  professione di medico ha ispirato i suoi racconti , nei quali, comunque, traspare il suo personalissimo problema - era affetto da un male incurabile - che si può riassumere nel pensiero costante della malattia e della morte: "Che cosa ho fatto della mia vita?"

Scrive Maurice Nadeau nella prefazione alla raccolta degli scritti di Reverzy: "... la morte dei medici è più triste di quella degli altri uomini poiché si sono posti  il compito di combatterla e di farla indietreggiare. La loro impotenza rimanda all'impotenza dell'intero genere umano. Non si puù far niente  contro la morte poiché nasce  con la vita, poiché è in noi fin dai primi istanti , ineluttabile, vincitrice , intenta a sommare le sue  vittorie sino alla nostra capitolazione finale. Per Reverzy, tutta la vita  è solo la storia di un lento declino , di un lungo accumularsi di perdite  che non saranno mai  compensate, un lento sgretolio del nulla.. Non serve a niente insorgere, rivoltarsi.  La dignità sta nell'accettare  l'ospite indesiderata , nel vivere in buona armonia con essa, nel confondersi in essa. La maggior parte degli scrittori lavorano al fine di esprimere  la vita e con la prospettiva dell'immortalità. Essi vogliono edificare, costruire, aggiungersi alle opere dei predecessori, introdursi in un ordine, la letteratura, che ponendoli, se non al di sopra, almeno ai margini dell'umanità media, conferisca loro la dignità di artisti, di creatori. Essi vogliono lasciare un nome, un'opera da associare al patrimonio comune. Essi aumentano, di poco o di molto, il capitale di idee, di sensazioni, di emozioni sul quale vive l'umanità. Intenti simili sono estranei a Reverzy il quale invece vede ogni cosa, e se stesso, in funzione di una morte annullatrice. (traduzione di Bianca Garufi)


Commenti

  1. Uno scrittore che non conoscevo e che merita più attenzioni soprattutto in una società che tenta in tutti i modi di rimuovere l'idea stessa della morte prima ancora dell'accettazione di essa.

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