Il ritmo della libertà - Introduzione a David Herbert Lawrence

Prefazione Tra gennaio e aprile del 2021, ho pubblicato (Amazon) alcuni scritti su D.H. Lawrence ( Cominciamo con il sole, D.H. Lawrence e Frieda, D.H. Lawrence: Sardegna e Apocalisse) con l’eteronimo di Davide Manghini. Ho deciso di ripubblicare – unificandoli in un solo volume – gli stessi appunti con il mio nome e con l’eliminazione di parecchi refusi. Si tratta, brevemente, di una rilettura di due libri dello scrittore inglese del primo Novecento che mi hanno impegnato per diverso tempo. Ho inserito ampi brani in inglese (accompagnati dalla loro traduzione) di Apocalypse e di Sea and Sardinia : due libri tutto sommato non molto conosciuti se paragoniamo la loro notorietà a quella dei più famosi romanzi dello scrittore, ma che ritengo siano ancora oggi portatori di un messaggio più che attuale. Il primo (Apocalisse) un libro coraggioso, un manifesto laico che si oppone in maniera decisa alla continuazione della presunta superiorità del cristianesimo nei confronti delle antiche visioni e interpretazioni del cosmo. E ancora un appello perché si ritorni alla profondità del pensiero delle civiltà pre-cristiane che contemplavano la completa immersione dell’umanità nella natura dove sono le nostre radici più profonde. Il secondo, è un esemplare resoconto della settimana dedicata dai coniugi Lawrence a una gita in Sardegna (1921) un libro di viaggio, alla ricerca della genuina anima sarda, un connubio tra ambiente incontaminato e fierezza degli abitanti di un’isola rimasta al di fuori del rullo compressore del consumismo che stava inesorabilmente omologando l’intera popolazione occidentale. Un viaggio nato come ricerca di una genuinità che l’isola e i suoi abitanti, agli occhi di Lawrence, sembravano ancora possedere: quasi uno scampolo di territorio sfuggito alla rete fagocitante dell’industrialismo europeo. Ma cosa unisce due opere all’apparenza così diverse tra di loro? Li unisce il legame di Lawrence con il cosmo e con la sua costante ricerca nazioni e popoli - ancora esistenti o estinti – portatori di un messaggio che mette al primo posto l’indispensabile legame con la natura: legame vivo e fecondo che soltanto le antiche religioni, con le loro divinità astrali, riuscirono a tramandare per millenni.

UN BREVE CENNO BIOGRAFICO

David Herbert Lawrence, nato a Eastwood (contea di Nottingham) l’11 settembre 1885, è uno dei più grandi romanzieri inglesi del Novecento. Suo padre Arthur John, minatore dall’età di sette anni, e sua madre Lydia Beardsall si erano conosciuti a una festa di ballo a Nottingham: il classico colpo di fulmine che li portò presto alla decisione di sposarsi, nonostante l’inevitabile e aperta opposizione della famiglia della sposa. L’estrazione borghese della famiglia di Lydia (il padre era ingegnere) e la sua stessa professione d’insegnante mal si conciliavano con la posizione economica, quella professionale e con la carente formazione culturale di Arthur John Lawrence. Il matrimonio, infatti, frutto di un’attrazione e di un’infatuazione tutta giovanile, dopo alcuni mesi incominciò a evidenziare gli opposti caratteri, le differenze sul piano dell’istruzione, della religione, degli interessi, e che presto sfociarono in una crescente difficoltà di adattamento di entrambi alla vita di coppia. Lydia, per poter realizzare il suo sogno d’amore, fu costretta ad abbandonare l’insegnamento; nel paesino minerario di Eastwood, dove si trasferì dopo il matrimonio, non le fu possibile ottenere l’incarico di maestra. La decisione di sposarsi e lasciare l’insegnamento fu presa in aperto contrasto con la sua famiglia che tentò inutilmente di farla desistere da tale affrettata scelta che avrebbe sicuramente spalancato le porte a un futuro precario. La sua educazione religiosa costituiva inoltre un insormontabile ostacolo alla convivenza con Arthur Lawrence. Lei era infatti una puritana altera che seguiva i rigidi imperativi religiosi in maniera talmente intransigente da farla apparire quasi una fanatica. Lui, tutto muscoli e poco propenso a occuparsi dei fatti dello spirito e della religione, in breve tempo percepì la sua assoluta inadeguatezza al ruolo di marito di una tale donna che, dal canto suo, arrivò presto alla conclusione di aver sposato un uomo che, consumato in breve tempo l’ardore dell’innamoramento iniziale, ben difficilmente poteva aspirare ad avere un ruolo consono alle sue legittime aspirazioni di moglie. Lei divenne sempre più attenta alla gestione dell’economia domestica e poi all’educazione dei suoi quattro figli. Lui, stanco di essere ripreso per l’assenza sia come marito sia come padre, finito il lavoro in miniera, si rifugiava all’osteria dove, in compagnia dei suoi amici, finiva regolarmente con l’ubriacarsi. Tutte le attenzioni che la signora Lawrence non dedicava al marito, finì col riversarle sui propri figli, non disdegnando d’interpretare il ruolo di vittima anche in presenza dei suoi figlioli, che perciò crebbero nutrendo un odio e un risentimento sempre più forti nei confronti del loro padre. David adorava sua madre in maniera talmente profonda che ebbe a confidare a una sua amica Jessie Chambers (la Miriam descritta in Figli e amanti) di averla amata sempre, non con l’amore che un figlio dedica a sua madre, ma come una vera amante. Il complesso edipico che costituisce lo sfondo dell’opera e il contenuto autobiografico del voluminoso – oltre 500 pagine - romanzo di Lawrence traspare in numerosi brani e dialoghi tra il protagonista (Paul) e sua madre (Gertrude). A ciò va aggiunto il brano finale della prefazione a Sons and lovers scritta da Lawrence e indirizzata al suo agente letterario e amico Edward Garnett: “E se un figlio-amante si prende una moglie, allora costei non sarà sua moglie, ma solo il suo letto. E la vita di lui sarà lacerata in due, e la moglie nella sua disperazione spererà nei figli, per poter avere il suo amante alla sua ora”. Il suo libro di maggiore successo è proprio quel Sons and lovers , che è in effetti un grandioso monumento che Lawrence ha dedicato a sua madre. Pubblicato nel 1913 dopo l’iniziale rifiuto dell’editore Heinemann, ricevette un’accoglienza molto favorevole da parte della critica e del pubblico, tanto che il libro ebbe numerose edizioni in Inghilterra e negli Stati Uniti, cui seguirono le traduzioni in svedese, tedesco, russo, francese; fecero seguito, soprattutto dopo la morte dell’autore, altre numerose traduzioni – una trentina circa – che consolidarono il successo internazionale del granse romanzo di Lawrence. Storia intensa, densa di riferimenti autobiografici, il romanzo Figli e amanti è ritenuto, da parte di numerosi critici, la più alta espressione dell’intera opera narrativa di Lawrence. Il grande romanziere riuscirà col tempo a svincolarsi da quel morboso e quasi edipico rapporto con sua madre, solo quando Frieda, amandolo, riuscirà a liberarlo da quel cappio diventato ancora più stretto dopo la morte di Lydia (dicembre 1910). Frieda aveva dunque l’obiettivo di vincere in lui la residuale e nefasta influenza esercitata dalla supremazia materna e fargli recuperare i punti di contatto e connessione con il temperamento genuino e forte di suo padre. L’incontro di Lawrence con Frieda (figlia del ricco barone tedesco Friedrich Richthofen), sposata e madre di tre figli, fu un vero terremoto per entrambi. Ecco cosa scriveva di lei Lawrence in una lettera diretta al suo amico e agente letterario Edward Garnett, nell’aprile del 1912: ...Mrs Weekley … she’s the finest woman I’ve ever met … she is the daughter of Baron von Richthofen, of the ancient and fanous house of Richthofen, but she’s splendid, she is really… Mrs Weekley is perfectly unconventional, but really good – in the best sense… Oh, but she is the woman of a lifetime ... (La signora Weekley è la donna più bella che io ho mai incontrato: è la figlia del barone von Richthofen, dell’antica e famosa Casa di Richthofen, ma è davvero splendida… La signora Weekley è perfettamente non convenzionale, ma realmente di classe nel senso migliore. Oh, ma lei è la donna per la vita…). Frieda, sposata con il professor Weekley (che nel passato aveva dato a Lawrence lezioni di francese perché potesse superare l’esame di ammissione alla professione d’insegnante), lasciò la famiglia e i suoi tre figli e iniziò la sua nuova grande avventura a fianco del giovane scrittore. Una vita di viaggiatori instancabili in giro per il mondo, talvolta in compagnia di amici inglesi e americani, anch’essi scrittori o comunque esponenti del mondo letterario ed editoriale; spesso soli, ma sempre alla continua ricerca di luoghi lontani da quelli frequentati dalla buona società inglese, che entrambi i coniugi Lawrence evitavano, per quanto possibile. Protagonista della scena letteraria fino alla sua morte, avvenuta a Vence (Francia) il 2 marzo 1930, Lawrence è stato un autore scomodo, osteggiato e frainteso: un outsider cui l’ambiente letterario londinese riservò, nel migliore dei casi, una tiepida accoglienza; spesso ignorandolo del tutto sebbene le sue opere fossero accolte favorevolmente dal grande pubblico. Lawrence è conosciuto in tutto il mondo soprattutto per il suo romanzo Lady Chatterley’s Lover stampato per la prima volta nel 1928 a Firenze in edizione privata, con una tiratura di mille copie, la metà delle quali furono diffuse negli Stati Uniti. Autore prolifico. Venti romanzi (compresi i nove romanzi brevi), una sessantina di racconti, alcune opere teatrali, dodici opere di saggistica e libri di viaggio, circa ottocento poesie, traduzione di alcune opere del Verga, un epistolario che comprende più di cinquemila lettere. La sua opera omnia occupa ben 26 volumi. Autore scomodo. Ritenuto contrario al comune senso del pudore (quello vittoriano, in primis) il suo ultimo romanzo L’amante di Lady Chatterley, è stato più volte processato, messo all’indice in diversi Paesi, tra i quali l’Italia dove ne fu proibita la traduzione sino al 1945; il Inghilterra l’edizione integrale fu pubblicata soltanto il 2 novembre del 1960. Anche il romanzo The Rainbow (L’Arcobaleno) uscito nel 1915 venne processato e condannato per oscenità, con il conseguente ritiro e distruzione di tutte le copie in commercio. In compagnia di Frieda (divenuta sua moglie nel 1914 dopo l’ottenimento del divorzio dal suo primo marito Ernest Weekley), Lawrence inizia una lunga serie di viaggi che lo porteranno a visitare decine di Paesi in tutti i Continenti. Tra le sue mete preferite figurano l’Italia e la Germania; soggiornerà infatti a più riprese in Baviera, sul Garda, in Liguria, in Toscana, in Sicilia. Le riflessioni sui numerosi viaggi e soggiorni nella Penisola confluiranno nel libro Twilight in Italy (Crepuscolo in Italia). Il ritorno in Inghilterra coincise con l’inizio della prima Guerra mondiale che costringerà la coppia a una forzata permanenza sino al 1917 quando verranno espulsi a causa della nazionalità tedesca di Frieda e del dichiarato pacifismo di Lawrence. Da quel momento inizia un lungo periodo costellato di viaggi, pubblicazione di romanzi, racconti, poesie, saggi, ma anche di episodi di reciproche gelosie e di violenti litigi (e momentanei abbandoni) con Frieda che lo scrittore accusava di infedeltà. La salute di Lawrence andava peggiorando e i numerosi soggiorni in diversi Paesi avevano lo scopo, tra gli altri, di trovare sollievo alla sua sofferenza. Durante il soggiorno in Messico, nel 1925, gli fu diagnosticata una grave forma di tubercolosi, che lo scrittore tenterà di sconfiggere con prolungati soggiorni negli Stati Uniti (Nuovo Messico) e poi in Germania (Baden Baden) e ancora in Italia (Spotorno e Firenze). Dall’Italia si trasferirà per brevi periodi ancora in Inghilterra, Svizzera, Germania, Austria; soggiornerà poi in Toscana dove visiterà i musei e i siti etruschi (Etruscan places -libro su quelle esperienze pubblicato postumo nel 1932). Questa insaziabile frenesia di viaggiare, conoscere altri Paesi, altre culture, altri uomini, permetteva a Lawrence di sviluppare e approfondire la sua visione del mondo che lo portava a rifiutare lo stile di vita occidentale e a cercare nei popoli del passato (Etruschi, Maya) o sopravvissuti alla cultura omologante dell’Occidente (Nativi americani) un esempio da riproporre attraverso i suoi libri. Ma era anche una necessità derivante dal rifiuto della piatta e opprimente quotidianità e dalle convenzioni e ambienti borghesi che lo scrittore mal sopportava, proveniente com’era da un ambiente famigliare proletario. Lawrence fu perennemente spinto dalla continua ricerca di un accordo tra lo spirito e i sensi, mosso da un irrefrenabile amore per la natura che appariva incolmabile. A tutto ciò egli aggiungeva, come unica via di salvezza, un’altra necessità che trapelava spesso dai suoi scritti, cioè quella di una completa e definitiva liberazione dai vincoli e dalle emozioni contraffatte della società occidentale. Il suo continuo vagabondare in giro per il mondo era alimentato dalla continua ricerca di luoghi, popoli e ambienti in sintonia con la natura e non contaminati dalla modernità industriale. Cercava insomma una genuinità che ben si accordasse con lo spirito dei luoghi, tutto ciò che la sua vecchia Inghilterra, ormai sommersa da una diffusa industrializzazione che tutto e tutti fagocitava, non poteva più offrirgli. Lawrence vedeva nella sua missione di scrittore il compito di diffondere il messaggio dell’indispensabile necessità della ricerca di un equilibrio tra l’uomo e l’ambiente in sintonia col respiro cosmico quale energia vitalizzante. Energia liberata dalle sovrastrutture mentali imposte dalla civiltà, e in grado, conseguentemente, di raggiungere la piena armonia tra lo spirito e il corpo senza forzature e prevaricazioni dell’uno rispetto all’altro. Lawrence durante il soggiorno in Australia, nel 1922, dopo un lungo viaggio in India e a Ceylon, trovò l’ispirazione per scrivere Kangaroo (Canguro). Si spostò quindi (agosto dello stesso anno) in Nuova Zelanda; visitò le Isole Cook e Tahiti, approdando infine a San Francisco. Arrivato in Messico (marzo 1923) inizierà la stesura del romanzo The plumed Serpent (Il serpente piumato) che verrà pubblicato nel 1926. Durante il soggiorno a Firenze, nel 1928, pubblica L’amante di Lady Chatterley, in edizione privata; parte poi alla volta della Svizzera, e poi si recherà in Francia nell’autunno dello stesso anno. Il clamore e i problemi giudiziari seguiti all’uscita del romanzo-scandalo, lo porteranno a difendersi con lo scritto A proposito dell’Amante di Lady Chatterley, pubblicato a Parigi nel 1929, la cui prima parte venne utilizzata come introduzione all’edizione francese del romanzo. In quel breve saggio l’autore rifiuta l’accusa di oscenità, ribadendo che questa sussiste solo quando lo spirito disprezza e teme il corpo, e quando quest’ultimo, a sua volta, odia, teme e disprezza lo spirito, e gli resiste. Lawrence prosegue con la riflessione che lo spirito e il corpo devono assolutamente vivere in piena armonia e in uno stato di naturale equilibrio se si vuole che la vita sia sopportabile. Più oltre e più volte Lawrence ribadisce a chiare lettere che è necessario che uomini e donne siano in grado di pensare il sesso in maniera completa, piena, onesta e pulita. Per Lawrence la causa della fragilità e della superficialità della società occidentale è legata all’abbandono del ritmo del cosmo sia nella quotidianità sia nei desideri più profondi, e tutto ciò ha portato a impoverire amaramente la vita. La specie umana, dal punto di vista della vitalità, è moribonda, ed è dunque assolutamente necessario rimettere le radici dell’uomo nell’universo. La motivazione che lo ha spinto a scrivere L’amante di Lady Chatterley è stata dunque una sfida alle convenzioni ed è questa la ragione che lo ha portato a chiamare le cose con il loro nome, non gà per scandalizzare, ma per dare una spallata all’idealismo. Ancora un viaggio a Barcellona e a Palma di Maiorca; di nuovo nella stazione termale di Baden Baden, in Germania. Un ultimo soggiorno in Toscana; infine trasferimento a Bandol (località balneare sulla Costa Azzurra) dove scrive Apocalisse, uno sferzante saggio che analizza l’opera di Giovanni di Patmos e che costituisce il suo testamento spirituale a coronamento di una vita spesa contro la disumanizzazione dell’uomo, costretto dai vincoli religiosi e dalle convenzioni sociali a non poter vivere appieno il suo vero ruolo, cioè quello di un essere libero, pienamente e armoniosamente inserito con perfetta simbiosi nella natura, nel cosmo. Nel mese di febbraio del 1930 si convince ad accettare il ricovero presso la Casa di cura di Vence, località collinare a circa 25 chilometri da Nizza. Dopo un mese di ricovero, insofferente alla vita nella Casa di cura, decide di trasferirsi nella Villa Robermond, dove muore il 2 marzo del 1930

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