I RACCONTI DI FRAILIS (ed. AMAZON) - Il fotografo ambulante

 Il fotografo ambulante Una vera fortunata coincidenza che nella primavera del 1916, facesse tappa a Frailis il fotografo piemontese Giuseppe Ferraris, incaricato dalla Società Geografica Italiana di documentare i cantieri minerari situati nel Sud Ovest della Sardegna. Il giovane artista, armato di ben tre macchine fotografiche – una moderna Brownie, un vecchio modello a soffietto estensibile, una nuovissima Leitz – e una robusta bicicletta completò la sua missione dopo due mesi di duro lavoro. Dentro il capiente zaino militare trovarono posto il volume Relazione sulle condizioni dell’industria mineraria nell’Isola di Sardegna a firma dell’on. Quintino Sella, il primo volume dell’opera Itineraire del l’Ile de Sardaigne del generale Alberto della Marmora e l’indispensabile guida della Sardegna, del Touring Club. Il documentarista trentenne immortalò in oltre cinquecento fotografie tutti i cantieri minerari dell’Iglesiente: le laverie, gli edifici delle direzioni, i magazzini, le case degli operai, l’interno delle miniere. Riuscì a cogliere con duro  realismo i minatori mentre scavavano all’interno delle gallerie, i loro visi anneriti e abbrutiti dalla fatica mentre uscivano dalle gabbie alla fine del loro turno di lavoro. Ritrasse le donne e i ragazzi che, scalzi e vestiti di cenci, stavano per ore in piedi ad effettuare la cernita dei minerali che scorrevano sui nastri trasportatori. Scattò degli indimenticabili ritratti di donne e uomini massacrati dalla fatica dopo dieci ore di lavoro. Lasciò un’abbondante documentazione delle baracche che formavano i villaggi minerari; entrò in quelle misere abitazioni con un unico camerone occupato interamente dalle stuoie e dai pagliericci, con un angolo riservato a un piccolo tavolo e a due sedie sgangherate che formavano la zona pranzo. Sì, c’era anche il camino, ma veniva acceso solo alla fine della giornata e non certo per cucinare ma per illuminare e riscaldare l’ambiente. Finita la sua missione di fotografo inviato per documentare la situazione dell’industria mineraria sarda, Giuseppe Ferraris decise di fermarsi qualche giorno – diventati poi una settimana – per offrire i suoi servizi, a pagamento, ai residenti di Frailis che desideravano avere il ritratto familiare o quello individuale. Una fotografia al costo di tre lire e cinquanta, due fotografie a sei lire. Inutile sottolineare che l’iniziativa del fotografo torinese divenne da subito un avvenimento e che l’artista ricavò anche un discreto incasso da quella brillante iniziativa imprenditoriale. Del successo ottenuto l’artista era molto soddisfatto. Almeno in un primo tempo… I più attenti al contenimento della spesa, non appena venne chiarito che in una foto potevano entrare anche sette e persino dieci persone per volta, si affrettarono a scegliere soprattutto la foto familiare e allargarono il clan anche ai nonni, cognati, fratelli, zie e sorelle. I bambini, poi, li si poteva tenere in braccio e quindi la tribù poteva essere allargato anche a quindici soggetti. Il risultato di quella incredibile e inedita campagna antropologica fu un autentico successo. Chissà quanti capolavori fotografici sono ancora dimenticati e sbiaditi nelle soffitte o nel fondi di decine e decine di cassetti ereditati e, in molti casi, dimenticati dai discendenti di quella comunità! Il fotografo ricevette anche la visita della signorina Elisa, attraente venticinquenne, compagna del perforatore Umberto Dessì. Il giovane minatore – per arrotondare la normale paga – era solito rendersi disponibile per il turno di lavoro notturno, meglio retribuito, nella miniera di Naracauli, distante da Frailis una ventina di chilometri. La distanza – che per l’epoca era piuttosto notevole – gli impediva di far ritorno al paese tutti i giorni; il suo rientro avveniva la domenica. Solo la domenica. Il fatto curioso era che, a detta delle malelingue – soprattutto femminili – la signorina Elisa aveva un terrore matto di dormire sola durante le lunghe notti di Frailis, La stagione non apportava alcuna modifica a questa sua esagerata fobia. Un altro aspetto curioso era che le sue compagnie notturne avevano il giusto scrupolo di lasciare dieci lire sul comodino della camera da letto; camera da letto, si diceva, particolarmente fredda e umida...L’abbandono del talamo da parte del focoso frailese di turno, avveniva solitamente alle prime luci dell’alba ; prima, molto prima che Elisa potesse offrire all’occasionale compagno notturno un caldo e corroborante caffè. Altro particolare curioso era che la suddetta signorina decise di chiedere al fotografo torinese alcuni ritratti singoli, particolarmente audaci e che sarebbero serviti alla stessa per intrattenere gli ospiti notturni laddove ci fosse stato bisogno di prendere tempo o di creare la giusta atmosfera. Il mattino concordato per il servizio fotografico “fuori listino”, venne esposto un cartello alla porta d’ingresso dello studio che avvisava i frailesi della temporanea chiusura dell’ufficio (due ore circa), per la stampa dei pre- cedenti scatti. La signorina Elisa impegnò il dottor Ferraris– vista la mole di lavoro richiesto – tutte e due le ore previste. I gruppi famigliari desiderosi di avere il loro ritratto, si avvicinavano alla porta d’ingresso dello studio fotografico; trovavano chiuso; chiedevano al solito membro istruito del gruppo in odore di immortalità – la fotografia, si diceva, era per sempre - la traduzione del cartello; si allontanavano per poi tornare dopo pochi minuti; scambiavano due parole con qualche altra tribù in trepida attesa e vestiti a festa, e … intanto le persone in attesa stavano diventando quasi una folla. Poi, completato il lungo servizio fotografico e immortalate le morbide forme della signorina Elisa, il cav. Ferraris accompagnò la sua Musa alla porta d’ingresso e ci fu un brusio accompagnato da risolini e gomitate a significare “hai visto con chi ha sviluppato le foto il torinese?”. Ancora un fatto curioso fu che per anni – si diceva almeno due o tre – le serate d’intrattenimento della giovane Elisa trovarono consensi quasi unanimi, stranamente, sia nel mondo maschile sia, almeno in parte, in quello femminile di Frailis. Molti sospettavano, inoltre, che anche Umberto Dessì non fosse contrario a quelle serate, dimostrando di essere moderno e di larghe vedute... Ma ora, no! Ha passato il segno! Con uno straniero! Nessuno seppe mai se ci fu o meno il corrispettivo dovuto al fotografo per il suo egregio lavoro. Ma le voci corrono, soprattutto nei paesi. E queste voci, facile intuirlo,  arrivarono fino a Naracauli, dove, come al solito, riposava Umberto Dessì, in attesa di iniziare un nuovo turno di lavoro notturno. Per la prima volta dopo mesi, il giovane aitante compagno di Elisa si precipitò, in anticipo rispetto al canonico rientro del sabato, sino a Frailis, dove la sua compagna stava organizzando un vero e proprio album con sei, sette scatti che evidenziavano le forme giunoniche della giovane. Non fu difficile – nonostante l’odio per lo straniero gli avesse confuso i pensieri – trovare l’infame autore di quelle scandalose immagini. Fatte a sua insaputa! Non fu difficile per Umberto neppure farsi largo tra i molti frailesi in paziente attesa di quella illusoria manciata di eternità che il cavalier Ferraris elargiva per poche lire. La sua irruzione fu piuttosto brusca, farcita di irripetibili imprecazioni contro l’arte e l’artista. La foto della famiglia Usai fu interrotta nel bel mezzo della creazione. Una tela che riproduceva le antiche rovine delle terme di Caracalla faceva da sfondo alla composizione: protagonisti i due coniugi attorniati dai loro cinque pargoletti in silenziosa attesa. Tutto era pronto per lo scatto, quando l’irruzione improvvisa di Umberto Dessì, mandò all’aria l’intera creazione artistica. Due schiaffi, solo due schiaffi assestati con molta veemenza, costituirono il messaggio rivolto al ladro di immagini, ma la loro eloquenza fu tale che il povero artista, entro la fine della giornata smontò l’intero studio fotografico e se la diede a gambe. Per fortuna il ritratto di Pietrino, Lucia, Ovidio e dei sui fratellini, Efisio e Sebastiano, era già stato ritirato: un gran bel ritratto! (copyright Libero Concas 2023)

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