LA DANZA DEL DRAGO - di L. Concas - ed. AMAZON


La febbre "spagnola" e il malocchio in Sardegna  


La piccola Isabella, già dai primissimi giorni di vita - era nata a marzo del 1918 - denotava uno stato di salute cagionevole: una febbriciattola accompagnata da continui pianti che non davano tregua né alla giovanissima mamma né alla neonata che faticava sempre più a riprendere fiato. Uno strazio. Sempre più spesso interveniva in soccorso di Filomena, la nonna materna della piccolina. Margherita prendeva in braccio per interi pomeriggi la sua adorata nipotina, sussurrandole tenere nenie accompagnate da accorate invocazioni alla Madonna e ai santi protettori dei bambini. Ma il conforto della religione non era sufficiente per alimentare il fuoco della speranza e neppure per spegnere il fuoco della febbre sempre molto alta e che era facile rilevare con il tenerissimo gesto di sfiorare con le proprie guance la fronte di Isabella. Si fece ricorso inutilmente - superfluo sottolinearlo - ai riti antichi legati alle superstizioni popolari. Queste remote usanze -  vere e proprie cerimonie pseudo religiose - ancorché osteggiate dalla Chiesa in maniera decisa con il ricorso anche alla scomunica degli officianti e dei richiedenti il loro nefasto intervento, erano sopravvissute e continuavano ad avere un notevole seguito. Ad alimentare tali riti vi era la convinzione che i bambini fossero soggetti al malocchio causato dallo sguardo di certe persone che, per un difetto genetico e senza alcuna intenzione, avevano questo strano potere di far cadere in uno stato di malessere che spesso si manifestava con febbri alte accompagnate da svenimenti e altri gravi stati di prostrazione. Si trattava, a detta di molti, di donne che non avevano figli e che, vedendone uno anche di tenerissima età, lo guardavano con una punta di ammirazione che a torto (o a ragione!) poteva apparire una sorta di invidia. I piccoli colpiti dal malocchio (pur se involontario) cadevano in uno stato di malessere, all'improvviso. La febbre era il primo sintomo, accompagnato da irrequietezza, talvolta vomiti e, in poco tempo, poteva subentrare una specie di trance: tutti segnali che indicavano chiaramente che si trattava di s'ogu liau, il malocchio, appunto. Si richiedeva allora l'intervento di chi conosceva i segreti della mexia de is cogas. Si trattava di un'arte antica, praticata soprattutto dalle donne  fattucchiere o cogas, pur non mancando i casi in cui interveniva un uomo a rimuovere il malocchio. Era un po' magia in quanto offriva un rimedio al di fuori della medicina ufficiale; un po' religione in quanto le formule di rito invocavano l'intervento di santi cristiani tra i quali rivestiva un ruolo primario San Giovanni Battista... (segue)  


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