La danza del drago - di L. Concas - ediz. Amazon 2023

 

La febbre spagnola e il malocchio in Sardegna cent'anni fa. 

Il rito prevedeva una serie di azioni, compreso quello della benedizione laica dell'acqua contenuta in un bicchiere e il successivo utilizzo di chicchi di grano e cristalli di sale grosso fatti cadere nell'acqua. Contemporaneamente venivano recitate antiche formule d'invocazione. A seconda della posizione che il grano e il sale prendevano sul fondo del bicchiere, se ne deduceva il fatto che il piccolo malato fosse stato o meno colpito dal malocchio. In questo caso si ricorreva a una serie di litanie e formule d'invocazione ai santi e di scongiuro (brebus) che fungevano anche quale formula per la benedizione di particolari amuleti da mettere al polso o al collo del colpito da s'ogu malu. In certi periodi e in alcune zone, non esclusi i centri più importanti e la stessa Cagliari, essendosi rarefatta l'opera degli esperti in grado di recitare le formule per la benedizione laica dell'acqua, si faceva ricorso al furto dell'acqua benedetta nelle chiese. In seguito  a tale sacrilego utilizzo dell'acqua benedetta, numerosi parroci decidevano di lasciare a secco l'acquasantiera e di metterne una modica quantità a disposizione dei fedeli esclusivamente durante la celebrazione delle messe. Nonostante tutti i tentativi di diagnosi e di terapia intrisi di superstizioni dure a morire, la salute della neonata peggiorava in continuazione. Il medico di Montecciu, dottor Sanna, prescrisse piccole dosi di chinino per una intera settimana, ma la piccola non dava segni di guarigione. Un'altra settimana di assunzione di chinino a dosi più elevate (sotto lo stretto personale controllo del medico) non appor-tarono alcun evidente segno di miglioramento: la febbre sempre molto alta continuava a martoriare il corpicino di Isabella. La piccolina non riusciva a digerire il poco latte materno che faticosamente riusciva a succhiare. Regolarmente, dopo ogni suzione, si verificavano i vomiti; la malnutrizione esponeva sempre più la piccola agli attacchi febbrili. Il suo debolissimo fisico cedette all'inizio di maggio. Nessuno, compreso il dottor Sanna che si era prodigato per alleviare la sofferenza della piccola, aveva un'idea della causa del decesso. Inutili anche i consulti con i colleghi dei vicini paesi. Peraltro in  Sardegna la mortalità infantile - che si verificava soprattutto nel primo anno di vita - era piuttosto elevata. Nessuno poteva immaginare che si era di fronte a un'avvisaglia dell'epidemia che nei successivi sei mesi avrebbe falciato una moltitudine di vittime, soprattutto giovani e bambini. 

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