Dal libro SULLE ORME DEI FENICI IN SARDEGNA (3)

Ma le vicende sicuramente o probabilmente verificatesi nel XII secolo a. C. non finiscono di stupirci. La presenza degli empori commerciali assiri nell'Anatolia centrale e nella fascia costiera risalirebbe agli inizi del XX secolo. Nel tempo tale presenza crebbe fino alla sua trasformazione in una forma di blando colonialismo commerciale. Gli assiri evitarono, almeno in un primo tempo, di interferire sull'assetto politico esistente preferendo proseguire i rapporti commerciali e mettendo da parte ogni pretesa di assoggettamento o di vassallaggio. La parte nord orientale dell'Anatolia, fino quasi alle rive del mar Nero, venne occupata dalle popolazioni hittite, delle quali non si conosce con esattezza la patria di origine, ma è probabile che provenissero dai territori compresi tra il mar Nero e il mar Caspio. Quello delle genti hittite fu un'altra delle grandi ondate migratorie che nel XX secolo a.C. interessarono le popolazioni originarie di quella estesa regione attualmente compresa tra Russia meridionale, Ucraina, Georgia, Azerbaijan. Le località da cui presero avvio l'espansione e la successiva dominazione hittita non sono state del tutto accertate. Si ipotizza anche che la migrazione delle popolazioni hittite provenisse dalle regioni balcaniche piuttosto che dai territori compresi tra il mar Nero e il mar Caspio. Resta comunque accertato che queste popolazioni sono state portatrici di alcune novità che hanno favorito la loro indiscussa superiorità militare: l'uso del ferro per la fabbricazione delle armi e l'introduzione del cavallo per il traino dei loro efficienti e temibili carri da combattimento. Soprattutto l'utilizzo di leggeri e veloci carri trainati da cavalli e che potevano contenere fino a tre soldati (prima degli hittiti, i carri da combattimento utilizzati dai babilonesi, ad esempio, venivano trainati da buoi o asini) potrebbe essere stata la motivazione del loro arrivo nei territori mesopotamici in seguito all' arruolamento da parte dei sovrani locali come truppe mercenarie e utilizzati nelle guerre e nelle scorrerie. E come spesso accadeva, le truppe mercenarie utilizzate in modo massiccio si trasformavano in eserciti ribelli che miravano alla presa del potere, sostituendosi ai sovrani che li avevano assoldati. E così, per i guerrieri hittiti non fu difficile trasformarsi da esercito mercenario in dominatori della loro area di permanenza, dopo aver saccheggiato i territori circostanti. Al seguito delle truppe hittite emigrarono nei terriotri dell'Asia minore anche le famiglie; col tempo sorsero delle piccole città che tra il XVIII e XVII secolo diedero origine a un modello statale che aveva nelle città il fulcro politico e militare. L'aristocrazia militare era naturalmente la classe dominante nei centri urbani che si erano organizzati in una sorta di federazione, sfociata successivamente in una più stabile organizzazione con il pervenimento al comando di una dinastia regnante. All'inizio del XVI secolo le truppe hitttite diedero il colpo di grazia al regno babilonese con la conquista e il saccheggio della capitale Babilonia, che fruttò loro un ingente bottino e la fama di invincibili guerrieri. Dopo l'abbattimento del regno babilonese, il regno hittita dovette affrontare, tra gli altri, il nuovo regno dei Mitanni subentrato nel dominio della Babilonia e successivamente anche il regno egiziano. Nello scontro finale con gli egizi, la battaglia di Qadesh che si svolse nei primissimi anni del XIII secolo, vide le due parti subire pesantissime perdite. Da allora si ebbe una lenta e inarrestabile decadenza del ruolo di protagonista del regno hittita. Decadenza che venne ancor più accentuata dall'aumentata penetrazione nell'area egea e nella fascia costiera del Mediterraneo orientale della potenza achea, con le flotte delle città stato micenee.

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