Sulle orme dei Fenici in Sardegna (3)

L'Anatolia centrale e orientale, ponte fra la Mesopotamia e il mar Egeo, era anticamente abitata da popolazioni che avevano sviluppato un'autonoma civiltà con una economia basata principalmente sull'agricoltura e la pastorizia. Non fu perciò difficile per quelle pacifiche genti inserirsi nella corrente degli scambi commerciali con i popoli confinanti, babilonesi e assiri in prevalenza. I primi necessitavano di un costante e notevole  flusso  di  derrate,  e  i  secondi ,  che  incrementarono notevolmente i loro commerci con l'intera area ellenica e con numerosi centri dislocati nella fascia costiera dell'Asia Minore, diedero vita a una serie di  insediamenti nella costa anatolica affacciata sul mare Egeo. Nella parte settentrionale di quel tratto di costa, sorsero diverse città che divennero  nel  tempo  importanti  empori commerciali e "sentinelle" a guardia dello stretto dei Dardanelli (l'antico Ellesponto) che immette nel mar di Marmara. E tra queste città Troia assunse un ruolo sempre più importante ed egemonico. Troia, la mitica Troia, la Ilio omerica, che ha dato origine a uno dei miti universali più affascinanti e  immortali. E  nell'epopea omerica, non uno ma dieci e più miti fanno da corollario alle due principali "storie": la guerra degli Achei contro la città di Priamo e l'interminabile viaggio del ritorno di Odisseo alla sua patria, la piccola Itaca. Troia, un mito sopravvissuto per oltre venticinque secoli a partire dal probabile periodo di composizione e conservazione "orale" dei poemi omerici, sino al 1874, anno di pubblicazione del libro "Antichità troiane", resoconto degli scavi dell'archeologo "dilettante" Heinrich  Schliemann. Fu l'uomo d'affari tedesco, appassionato di storia antica, a finanziare e dirigere gli scavi nella collina di Hissarlik, situata nell'odierno distretto di Canakkale, in Turchia. Ma la scoperta di un'antichissima città distrutta e ricostruita sei, sette volte nel corso dei secoli e la sua identificazione con la Troia dell'Iliade e dell'Odissea, non ha provocato la fine del "mito". Tutt'altro. Quello della guerra di Troia e della sua distruzione, è un mito ancora vivo che mantiene inalterato il suo fascino, anche se ha trovato la sua collocazione geografica e quella storica, quasi unanimemente assegnata al 1185 a. C., circa. Restano comunque molti lati oscuri che forse mai verranno chiariti del tutto e che probabilmente conserveranno intatti gli aspetti leggendari della Troia omerica e che  continueranno ancora per lungo tempo a trasmettere il fascino e il mistero di un mito che, come tutti i grandi miti dell'umanità, non può essere del tutto spiegato, né smentito o rimosso. La grandiosità dell'epica omerica è destinata a sopravvivere anche alle nuove future prove storiche fornite dall'archeologia, che giustificheranno spostamenti cronologici o preciseranno i dettagli degli avvenimenti, ma che difficilmente potranno soppiantare né sminuire la forza di attrazione che emana dalla leggenda, dal mito. Le vicende sicuramente o probabilmente verificatesi nel  XII secolo a. C. non finiscono di stupirci. L.CONCAS. SULLE ORME DEI FENICI IN SARDEGNA (Storia della Sardegna Vol. 1) (pp.6-11). Edizione del Kindle.

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