Appunti sulla Sardegna - ediz. 2019 - Amazon - Post già pubblicato il 2.2.2024 , rivisto e corretto

Tramonto di Roma e invasione vandalica L’annessione della Sardegna da parte di Roma era più che giustificata dalla necessità di approvvigionamenti continui di grano per sfamare sia la popolazione della capitale che gli eserciti impegnati su molteplici fronti di guerra e controllo dei territori. La Sardegna, insieme alla Sicilia, aveva una lunga tradizione di coltivazione del frumento ancora di più rafforzata dalleesigenze alimentari che Cartagine aveva palesato nel lungo periodo della sua dominazione dell’Isola. Un altro fattore che spinse Roma all’occupazione della Sardegna era rappresentato dalle città fondate dai fenici lungo la fascia costiera sarda e che costituivano delle prede ambite grazie alla loro posizione strategica a presidio dei traffici marittimi.Una volta che l’impero romano imboccò il lungo cammino della crisi e del successivo declino, il ruolo strategico ed economico della Sardegna, soprattutto come base navale e granaio di Roma,tornò ad essere assolutamente marginale nello scacchiere politico del Mediterraneo; l'Isola venne lentamente e irreversibilmente abbandonata a se stessa. Nel 410 i Visigoti guidati da Alarico, che da decenni erano in continuo movimento entro i confini dell’Impero romano, spesso come esercito federato altre volte come orda devastatrice, approfittando della crisi dell’esercito imperiale in seguito all’uccisione del comandante Stilicone e alla incertezza politica che ne seguì, si mossero verso Roma che subì un violento saccheggio.Nel 455, violentemente scomparso l’imperatore romano d’Occidente Valentiniano III, Roma conobbe il saccheggio dei Vandali, già saldamente insediati in Africa. I Vandali occuparono ciò che era la Provincia romana d’Africa, in pratica l’intero territorio nord africano, in aggiunta alla Sicilia,Sardegna, Corsica e e Baleari. Cartagine divenne la capitale del regno. Il loro dominio in Sardegna, che durò circa ottant’anni, veniva esercitato con la forza delle armi ed era diretto all’esazione di gravosi tributi a carico delle popolazioni conquistate, senza dare eccessivo peso all’amministrazione dei territori occupati: venne preferita, almeno nei primi tempi, un’azione di pura e semplice spoliazione e vessazione delle popolazioni sottomesse. Primo importante obiettivo dei nuovi conquistatori fu naturalmente quello di pervenire al completo controllo delle città più importanti,per l’esazione deitributi che è facile immaginare particolarmente esosi. Anche le terre più fertili e remunerative divennero, in parte, oggetto di acquisizione al patrimonio personale del re vandalico.Non fu, quello dei Vandali, comunque un possesso privo di problemi, dal momento che l’opposizione esercitata dalle genti barbaricine non tardò ad emergere in tutta la sua complessità.Per farvi fronte venne nominato un luogotenente fornito di pieni poteri militari e civili, con l’incarico di tenere a freno le ribellioni delle popolazioni interne: cambiavano i dominatori, ma le opposizioni e le incursioni dei sardi barbaricini si ripetevano regolarmente.Il re dei Vandali, Genserico, la cui gente aveva già da tempo abbracciato il credo Ariano, decise di condurre una politica moderatamente permissiva, costringendo alla conversione solo i funzionari statali, ma lasciando libertà di culto al resto delle popolazioni conquistate. In contropartita di questa semi-libertà di culto, impostò il sistema erariale in maniera piuttosto pesante sia nei confronti delle ricche famiglie romane e del potente e ricco clero cattolico nord africano. Genserico regnò per circa 50 anni; i suoi successori alternarono periodi di tolleranza religiosa ad altri di assoluta intransigenza. Durante il regno di Trasamondo (496-523) ripresero le persecuzioni contro i cattolici e nel 507 numerosi ecclesiastici (un centinaio) furonocostretti all’esilio in Sardegna. Tra costoro figuravano anche diversi vescovi,compreso il vescovo di Cartagine, il vescovo di Ruspe (Fulgenzio) e quello di Ippona che fece trasportare a Cagliari le reliquie di Sant’Agostino, dove furono custodite per oltre duecento anni.Le spoglie del santo vennero poi traslate a Pavia nella Basilica di San Pietro per metterle al riparo dalle incursioni saracene che nell’VIII secolo erano particolarmente frequenti in Sardegna. Nel 530 il governatore della Sardegna, Goda, avvertendo il pericolo di una guerra dell’impero Bizantino contro il regno dei Vandali, dichiarò il distacco della Sardegna da Cartagine, si autoproclamò re e offrì la sua sottomissione all’imperatore di Costantinopoli,Giustiniano. Nel 533 unaflotta inviata dal re dei Vandali,Gelimero, sconfisse la resistenza di Goda che fu giustiziato. Finì così il primo effimero regno di Sardegna. L’anno successivo (534), l’imperatore Giustiniano presela decisione di riconquistare i territori nord africani occupati dai Vandali e mise il generale Belisario al comando della spedizione.Furono sufficienti pochi mesi per sconfiggere definitivamente il re Gelimero e porre così fine al regno Vandalico dopo circa un secolo di esistenza.(L. Concas)

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