CARL VON CLAUSEWITZ - DELLA GUERRA - briciole (II)

Quando le due parti si sono armate per la lotta, un principio di ostilità deve averle spinte, e fintanto che restano armate, finché non concludano la pace, questo principio deve essere sempre valido, e non può poggiare in ambo i contendenti che su una sola condizione: l’attesa di una congiuntura più favorevole all’azione. Ora pare a prima vista che questa condizione non possa realizzarsi che per una sola delle due parti perché viene eo ipso ad essere il rovescio per l’altra. Se l’una ha interesse ad agire, l’altra deve aver interesse ad aspettare, e viceversa. Un equilibrio perfetto delle forze non può portare ad una tregua, perché in esso l’iniziativa dovrebbe rimanere a chi ha lo scopo positivo (l’attaccante). Se si volesse poi pensare l’equilibrio in tal modo che quegli che ha lo scopo positivo e quindi il motivo più forte, disponga nello stesso tempo di forze minori, sicché il prodotto dei motivi per le forze risulti eguale, si dovrebbe sempre però aggiungere: se non si può prevedere nessuna modificazione in questo stato di equilibrio, le due parti devono far la pace: se la si può prevedere, non potendo che essere favorevole ad una delle parti, l’altra dovrà essere spinta ad agire subito. Vediamo dunque che il concetto di equilibrio non può spiegare la tregua ma che anche esso dà luogo all’attesa di un momento più favorevole. Posto dunque che dei due Stati l’uno abbia uno scopo positivo: voglia conquistare una provincia dell’avversario e convalidare la conquista con la pace; avvenuta la conquista, raggiunto il suo fine politico, cessata la necessità di agire, per lui viene il momento della pace. L’avversario se vuole accontentarsi di questi risultati deve concludere la pace, se non lo vuole, deve agire. Von Clausewitz, Carl. Della guerra (PILLOLE BUR) . RIZZOLI LIBRI. Edizione del Kindle.

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