Le coorti del diavolo di German Espinosa

 Ancora un passo del fantastico libro di Espinosa:

Una folta schiera di

mercenari,

valletti,

vassalli,

negri,

mulatti. 

meticci,

bastardi,

bricconi,

ladroni,

cialtroni,

scrocconi,

furfanti,

mariuoli,

bigotti,

minchioni,

mocciosi,

garzoni,

briganti,

furfanti,

gaglioffi,

nobilucci,

acquaioli,

fattorini,

spadaccini,

lacchè, 

e palafrenieri affollavano la Plaza Mayor mentre il portoghese, con in testa la mitra infamante, oltrepassava la soglia del Santo Ufficio.

Fernandez de Amaya si fregava le mani davanti alla finestra dalle inferriate ricurve, e per le dipendenze e gli anditi del vetusto palazzo si avvertiva un'agitazione particolare, come se improvvisamente tutti i suoi abitanti avessero incespicato nel loro ruvido saio. Molti laici domenicani, colti di sorpresa, si erano precipitati a scopare la sala del tribunale. Questa veniva aperta talmente di rado che adesso era invasa da ragnatele e scarafaggi. Altri cercavano di ributtare a forza nelle prigioni ad uso esclusivo del solo reo di giudeismo, la caterva di topi che, con il tempo, aveva invaso in lungo e in largo il  caseggiato. E altri professi dell'Ordinis Praedicatorum rammendavano gli indumenti inquisitoriali nel plausibile sforzo di rinnovare, in questo momento di discredito, i vecchi splendori. Manozga, coperto dalla cintola al ginocchio da certe brache strette (le cui cuciture davano l'impressione di penetrargli le  carni) e con un giubbetto buttato sulle spalle, andava vaneggiando da una parte all'altra dell'edificio, impartendo ordini inopportuni e impedendo ovunque che si facesse qualcosa di serio.


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