La danza del drago - romanzo di Libero Concas - su Amazon Libri

Il risveglio di Montecciu.

Era quasi un esercito, quello degli zappatori di Montecciu. Ciascuno nel suo logoro tascapane tenuto a tracolla metteva una grossa pagnotta, una corposa fetta di pecorino, mezzo litro di vino rosso. La zappa era portata a spalla quasi fosse un fucile modello G 91 che molti di loro avevano usato rare volte nelle esercitazioni di tiro  durante il servizio militare e che altri, meno giovani, avevano utilizzato nelle trincee della Grande Guerra, lassù in Italia. Gli uomini uscivano alla chetichella dalle loro misere casupole, rattoppate alla bell'e meglio. Un po' tutti avevano liquidato in maniera approssimativa la rinfrescata del viso e delle mani. Nelle gelide albe invernali - e per di più all'aperto, negli angusti cortili retrostanti le povere e malferme casupole di quel misero villaggio - quell'atto risultava una specie di fulminea funzione vagamente religiosa piuttosto che una quotidiana azione di igiene personale. E tutti avevano sbrigativamente  divorato la colazione a base di caffellatte o di caffè allungato assorbito completamente dalle croste di pane raffermo che la padrona di casa, "sa mer'e domu", provvedeva diligentemente a far sparire dalla tavola la sera precedente, sottraendole così alla prevedibile immersione nei fumanti piatti di minestrone. Quegli uomini  - qualunque fosse la loro età - al buio che opponeva un'ultima strenua resistenza all'incombere del mattino, avevano i visi coperti da barbe incolte, ed erano resi ancor più irriconoscibili dal berretto calato a coprire la fronte. Erano vestiti di cenci o poco più, con gli scarponi ferrati il cui ritmato e rumoroso picchiettio sul selciato si sovrapponeva ai timidi guaiti di cani sonnacchiosi, ai precoci tentativi di canto dei galli che, seppure spesso carenti dell'acuto finale, coprivano i sommessi grugniti di adiposi maiali grufolanti, impegnati nella ricerca di improbabili avanzi di cibo e impazienti di rompere il forzato digiuno notturno.



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