Ancora "Gli inquilini" di Bernard Malamud

 Una volta sul tetto c'era un grazioso giardino pensile dove lo scrittore amava sedersi dopo una giornata di lavoro a respirare,così sperava guardando il cielo sporco - le nuvole vaganti, e a pensare a  Wordsworth. Ogni tanto un brandello d'azzurro sfuggiva da     qualche parte. Sparito il giardino, tutto sparito, disintegrato, rapito, rubato - le piante , i vasi di viole del pensiero e di gerani, le sedie di vimini,  e perfino la palizzata bianca alta quindici centimetri che un civile inquilino aveva fantasiosamente costruita per quelli che come lui amavano salire  lassù per godersi un momento di riposo.   Mr. Holzheimer, un signore d'origine tedesca che veniva da Karlsruhe, tra coloro che nel recente passato erano stati pregati di andarsene, con l'alloggio di sei stanze attiguo a quello di tre stanze di Lesser, alloggio ora profanato, le pareti della camera da letto sfregiate da graffiti, inzaccherate di birra, vino, vernice, innominabili macchie, sgorbi, una caricatura a matita di A. Hitler munito di due organi sessuali, maschiofemmina; in una seconda camera da letto sorgeva una giungla - enormi alberi misteriori dal tronco bianco che rescevano da un folto intrico e riempivano quattro pareti e la terza camera, un fitto sottobosco di felci, fili d'erba  come lame di rasoio, giganteschi cardi pelosi, palme nane con foglie marcescenti a denti di sega, secchi tralci simili a grosse corde aggrovigliati a giganteschi cactus spinosi essudanti pus, accecanti fiori orchidacei - viola, rossi, dorati - che mangiavano viva un'attonita capra mentre un gorilla col pene eretto  e tenuto in mano e due serpenti molto interessati, stavano a guardare. Una giungla mortale...

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