Sulla letteratura

Talvolta, qualche intellettuale o critico letterario particolarmente scrupoloso, s'immerge in analisi circa l'impegno morale e politico che dovrebbe sottendere all'attività degli scrittori e impregnare di lodevoli e utili insegnamenti i loro capolavori. Sono legittime queste preoccupazioni? Esistono dei doveri etici per gli scrittori? Oppure è meglio che gli scrittori vivano nella loro torre d'avorio? Qualche volta - ritiene Nabokov - è assai utile mescolarsi agli altri abbandonando il proprio guscio per esplorare il mondo, per fare da guida, diventare - in sintesi - una persona socievole. Insomma, una letteratura al di fuori di un fine politico e didattico è oppure non è utile? Non ho mai accettato l'idea che fosse compito dello scrittore migliorare  i principi morali del proprio paese ...Il vero scrittore non si prefigge lo scopo di trasformare il malfattore in buffone: il delitto è una farsa penosa, a prescindere del fatto che l'evidenziarlo giovi o meno alla comunità; e non è questo né lo scopo diretto né il compito dello scrittore".Vladimir Nabokov (1899 - 1977) - Sulla letteratura - Ediz. Adelphi

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