Introduzione
Nel gennaio 1921, David Herbert Lawrence, stanco del suo soggiorno nei pressi di Taormina, sente l'assoluta necessità di muoversi. Lo scrittore - all'epoca trentacinquenne - intendeva rifuggire dal paesaggio (umano, storico, artistico) dell'Italia e cercare altrove un luogo possibilmente senza troppa storia e che ancora fosse al riparo dalla modernità, culturale ed economica, che era ormai diffusa in tutta quanta l'Europa. Era insomma alla ricerca, e non per la prima volta, di un'autentica umanità che rifiutasse lo stile di vita omologato che caratterizzava la maggior parte delle nazioni occidentali. La Sardegna faceva al caso suo: un po' Italia e un po' Africa, rimasta fuori (a suo modo di vedere) dalla Storia, dal momento che non fu né una potenza dominante né un Paese completamente dominato, che possedeva ancora abbondanti aspetti arcaici nella Società, nei costumi, nei caratteri della sua Gente. Lo scrittore inglese trovò effettivamente in Sardegna alcune peculiarità che lo attraevano, ma non si adattò agli aspetti niente affatto attraenti di una società arretrata sia nelle strutture alberghiere che nei trasporti. E anche la famosa ospitalità sarda evidenziava molte incongruenze e contraddizioni. Il viaggio fu un vero tour de force: 44 ore di navigazione, 15 ore in treno, 12 ore in autobus, in soli 7 giorni! In questo breve viaggio, lo accompagnò sua moglie Frieda,che dimostrò invece maggiore comprensione e accettazione delle difficoltà, delle scomodità e dei contrattempi. La prima parte del libro è dedicata a una breve biografia dello scrittore; segue una sintesi del viaggio (corredata da una ventina di fotografie) dalla Sicilia alla Sardegna, con tappe a Palermo, Trapani, Cagliari, Mandas, Sorgono, Tonara, Nuoro, Siniscola, Orosei.
Un breve cenno biografico
David Herbert Lawrence, nato a Eastwood ( contea di Nottingham – Inghilterra ) l’11 settembre 1885, è uno dei maggiori scrittori inglesi del ‘900. Suo padre Arthur John, minatore dall’età di sette anni, e sua madre Lydia Beardsall si erano conosciuti a una festa di ballo a Nottingham: il classico colpo di fulmine che li portò presto alla decisione di sposarsi, nonostante l’inevitabile e aperta opposizione della famiglia della sposa. L’estrazione borghese della famiglia di Lydia (il padre era ingegnere) e la sua stessa professione d’insegnante mal si conciliavano con la posizione economica, quella professionale e con la carente formazione culturale di Arthur John Lawrence. Il matrimonio, infatti, frutto di un’attrazione e di un’infatuazione tutta giovanile, dopo alcuni mesi incominciò a evidenziare gli opposti caratteri, le differenze sul piano dell’istruzione, della religione, degli interessi, e che presto sfociarono in una crescente difficoltà di adattamento di entrambi alla vita di coppia. Lydia, per poter realizzare il suo sogno d’amore, fu costretta ad abbandonare l’insegnamento; nel paesino minerario di Eastwood, dove si trasferì dopo il matrimonio, non le fu possibile ottenere l’incarico di maestra. La decisione di sposarsi e lasciare l’insegnamento fu presa in aperto contrasto con la sua famiglia che tentò inutilmente di farla desistere da tale scelta affrettata che avrebbe sicuramente spalancato le porte a un futuro precario. La sua educazione religiosa costituiva inoltre un insormontabile ostacolo alla convivenza con Arthur Lawrence. Lei era infatti una puritana altera che seguiva i rigidi imperativi religiosi in maniera talmente intransigente da farla apparire quasi una fanatica. Lui, tutto muscoli e poco propenso a occuparsi dei fatti dello spirito e della religione, in breve tempo percepì la sua assoluta
inadeguatezza al ruolo di marito di una tale donna che, dal canto suo, arrivò presto alla conclusione di aver sposato un uomo che, consumato in breve tempo l’ardore dell’innamoramento iniziale, ben difficilmente poteva aspirare ad avere un ruolo consono alle sue legittime aspirazioni di moglie. Lei divenne sempre più attenta alla gestione dell’economia domestica e poi all’educazione dei suoi quattro figli. Lui, stanco di essere ripreso per l’assenza sia come marito sia come padre, finito il lavoro in miniera, si rifugiava all’osteria dove, in compagnia dei suoi amici, finiva regolarmente con l’ubriacarsi. Tutte le attenzioni che la signora Lawrence non dedicava al marito, finì col riversarle sui propri figli, non disdegnando d’interpretare il ruolo di vittima anche in presenza dei suoi figlioli, che perciò crebbero nutrendo un odio e un risentimento sempre più forti nei confronti del loro padre........
Commenti
Posta un commento