L’inizio del XII secolo registrò uno degli avvenimenti più importanti, e misteriosi allo stesso tempo, dell'intero ultimo quarto del millennio, vale a dire l'irruzione sulla scena dei Popoli del mare.
Se fino alla metà del II millennio furono le flotte cretesi a dominare il Mediterraneo monopolizzando i traffici anche grazie alle loro veloci navi costruite in legno di cipresso e che utilizzavano il doppio timone, la vela e i remi, a partire da quel periodo sono gli Achei a prendere il loro posto. Gli Achei, popolazioni del nord che invasero all'inizio del II millennio la penisola greca, erano valenti guerrieri e marinai che fondarono diverse città-stato e fra queste emerse Micene, da cui prese nome la civiltà micenea. Quest'ultima sviluppò un notevole grado di ricchezza e potenza grazie ai commerci (non disgiunti da una discreta attività di pirateria...) e ai frequenti contatti e rapporti con la vicina potenza minoica sviluppatasi già da diversi secoli nella vicina isola di Creta. Intorno alla metà del secondo millennio si verificò una gravissima crisi del potere minoico e ciò permise agli achei (micenei) d'insediarsi in alcune città-palazzo dell'isola di Creta (Cnosso e Festo) e di occupare il vertice del potere nella società cretese.
Intorno al 1200 a. C., però, i documenti micenei (tavolette con la scrittura denominata "lineare B) registrarono numerosi preparativi militari diretti alla difesa delle città per contrastare imminenti pericoli rappresentati da potenti e sconosciute popolazioni che si apprestavano a invadere la penisola greca. Il pericolo forse era previsto in arrivo dal mare, se prestiamo fede ai documenti egiziani e hittiti che riferiscono dell'imminente arrivo dei Popoli del mare. I paesi minacciati furono oggetto di numerose ondate d'invasione che provocarono distruzioni, saccheggi e sconvolgimenti politici che proseguirono per decenni trascinando nel caos e nella catastrofe i territori dell'intera area ellenica, di quella anatolica, la siriana e la palestinese. I micenei, che pure avevano esercitato per diversi secoli un ruolo di potenza economica e militare di assoluto rilievo, non riuscirono a fermare le ondate d'invasione e i palazzi dei regnanti achei vennero conquistati, saccheggiati e distrutti. Pur restando molti punti oscuri ancora da appurare, sappiamo che la violenza degli invasori mise fine a quella che fu una delle più avanzate civiltà dell’intero Mediterraneo orientale, sia per i suoi caratteri originali sia per il ruolo di erede della civiltà minoica nata e sviluppatasi nell’isola di Creta. La Grecia ripiombò di colpo nella preistoria e conobbe allora un periodo – prolungatosi per diversi secoli – talmente oscuro e tragico che vide le popolazioni sopravvissute abbandonare anche l’uso della scrittura. Il crollo di quella civiltà che aveva nel Palazzo il centro della vita politica, commerciale e religiosa provocò inevitabilmente l’abbandono dei popolosi centri urbani e la dispersione di migliaia di profughi nei villaggi o nelle abitazioni isolate. Crollò dunque l’intera impalcatura del potere palaziale esercitato per lungo tempo dai sovrani; impalcatura che prevedeva l’uso della scrittura per una puntuale gestione della burocrazia religiosa e sociale. Dopo alcuni secoli, e grazie anche a nuovi flussi migratori, si ricostruì faticosamente sulle ceneri del passato un nuovo stadio contrassegnato dalla nascita delle nuove realtà cittadine che videro il sorgere della democrazia, basata sulla partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.
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