Tra poco, Peppino avrebbe bussato alla porta di casa. Era agitato e affamato, di pane e di Filomena; soprattutto di Filomena. L'ingresso a Montecciu lo fece quasi di corsa, accompagnato dall'abbaiare insistente di qualche cane insospettito da quell'ombra che si muoveva svelta nei vicoli angusti per fortuna illuminati dalla luna, ma che provocò, con il suo sinistro splendore, uno strano turbamento, una incontrollata agitazione che Peppino attribuì alla stanchezza accumulata nelle due settimane del viaggio logorante e interminabile. In preda a una incontenibile frenesia, bussò con forza, quasi con violenza. Filomena si affacciò alla finestra della camera da letto, al piano superiore. Si udirono due, tre parole di una imprecazione troncata, che provocarono un senso di disagio e quasi d'imbarazzo a Peppino che non ricordava simili volgari espressioni in bocca a sua moglie. "Strano, pensò". Ciononostante l'uomo scusò in cuor suo Filomena che non si aspettava di certo il suo arrivo così anticipato e a quell'ora della notte... "E chini ses tue? (chi sei?)", urlò Filomena. "Seo Peppe tou!" (Sono il tuo Peppino!) "Non podet essere: Peppe meo est in America!" (Non è possibile: il mio Peppino è in America! ). E' una burla di qualche idiota ubriaco, pensò Filomena, che richiuse violentemente la finestra, facendo cozzare platealmente le due ante quasi a voler sottolineare l'indisponibilità ad ascoltare ulteriormente lo sconosciuto maleducato. Il colpo fu talmente secco e fragoroso che Peppino si ritrasse di colpo facendo alcuni passi all'indietro quasi a voler evitare la probabile caduta di vetri rotti per la violenza dell'urto: un movimento fatto d'istinto e rivelatosi inutile dal momento che i vetri ressero l'urto. Ma in seguito a quel balzo all'indietro e alla nuova posizione di Peppino al centro della stretta viuzza e grazie alla fioca luce che rischiarava appena la camera gli fu possibile intravedere una figura maschile dietro la sagoma di Filomena. L'intruso pareva volesse vedere chi fosse a bussare, ma badando bene di non farsi individuare. A quella vista, Giuseppe sentì nella sua testa una scossa, quasi il suo cervello fosse sul punto di esplodere. Esplose invece la violenza animalesca che si scatenò fulminea, incontrollabile. Il giovane non ebbe la forza di emettere alcun suono comprensibile, ma solamente un terribile grugnito rimasto sospeso. (segue)
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