BREVE STORIA DELLA SARDEGNA - EDIZ. KINDLE AMAZON

Ottant’anni fa, all’incirca, il grande geografo francese Maurice Le Lannou – innamorato e profondo conoscitore della Sardegna – scriveva, utilizzando una mirabile sintesi geologica, che l’Isola è una terra primaria, potentemente consolidata dalle intrusioni granitiche dell’orogenesi ercinica (340 milioni di anni fa). E proseguiva: Il ruolo più importante nella genesi del rilievo sardo, lo ha giocato la tettonica. La Sardegna è un mosaico le cui tessere si sono spostate. Se le superfici delle diverse regioni sono monotone, non sono però tutte alla stessa altitudine, e sono spesso separate da scarpate molto ripide. Con altre parole, la Sardegna è una terra di altipiani e di gradini. Le erosioni posteriori hanno aggravato questa frammentazione grazie ai corsi d’acqua che hanno inciso versanti ripidi che finiscono per costituire delle nuove fratture. Alle gradinate delle fratture che mettono tanta asprezza in questi paesaggi bisogna aggiungere questi solchi profondi,ispidi custodi dell’isolamento delle diverse zone. Conseguenza di tale frammentazione è sempre stata la difficoltà della circolazione interna. Ma c’è un fatto anche più grave e più importante di questa frammentazione interna ed è il suo isolamento generale nel mondo mediterraneo: la Sardegna è a 230 chilometri dalla penisola italiana, a 200 dalla Tunisia, a 300 dalle coste francesi, insomma proprio al centro del Mediterraneo occidentale. Il mare, invece di attirare gli isolani sembra averli respinti verso l’interno dell’isola. Il mare, dunque - che per la maggior parte delle popolazioni rivierasche e di quelle isolane che occupano questo grande lago che è il Mediterraneo, è stato veicolo di civiltà e di scambi – ha costituito una ulteriore barriera e ostacolo per la Sardegna, isolandola, avvolgendola con i suoi spazi liquidi e insormontabili, separandola dai restanti paesi mediterranei, che per millenni hanno costituito il resto del mondo.Fa notare opportunamente Ilario Principe: All’interno di una traccia così netta, la cornice naturale appare determinante nel destino di un gruppo umano, nella formazione di una particolarità storica. E infatti l’insularità della Sardegna, il suo isolamento nel mezzo del Mediterraneo occidentale, le caratteristiche delle sue coste e del suo rilievo, l’attrazione esercitata da alcune sue ricchezze le hanno attribuito, sin dalla più lontana preistoria, una originalità talvolta appena accennata , talvolta evidente. Alcune costanti naturali hanno fatto di questa Isola massiccia una specie di continente minore, un’entità storica a parte. Ciò spiega in parte perché le varie dominazioni insediatesi in Sardegna abbiano spesso avuto la caratteristica di un occasionale sfruttamento. E’ sempre il mondo esterno che entra in contatto e comunica con la Sardegna e quasi mai la Sardegna prende l’iniziativa di proporsi quale artefice del proprio destino e quale portatrice di istanze e di iniziative economiche e politiche dirette all’occupazione di un ruolo che invece la sua posizione avrebbe potuto suggerire. Lo storico francese, Lucien Febvre, fondatore insieme a Marc Bloch della rivista Annales d’histoire économique et sociale, vedeva la Sardegna – a differenza della Sicilia - come isola prigione, conservatrice di vecchie razze eliminate, di vecchi usi, di vecchie forme sociali; immune da influenze esterne e immersa in un mondo ancestrale e fossile. Un quadro complesso quasi sicuramente imputabile alle condizioni geografiche di isolamento che si sono sommate a una secolare, “lunga e sofferta subalternità forse più accentuata e per non trascurabili aspetti più immiserente che altrove” (Giulio Angioni). La Sardegna ai margini della Storia Per lunghissimo tempo, la Sardegna - i suoi abitatori succedutisi nel corso dei secoli e i suoi monumenti megalitici - sono rimasti avvolti nella nebbia di leggende e miti che la relegavano a un ruolo subalterno nei confronti delle altre correnti culturali che si diffusero nel Mediterraneo, nelle numerosissime isole e nelle terre che in questo mare si affacciano. Le fonti letterarie - scrittori greci e latini soprattutto - si occuparono della Sardegna esclusivamente per appagare la curiosità che suscitava questa isola così misteriosa e lontana. Con poche varianti, la versione letteraria ha sempre costituito la base dei libri di storia che si occupavano dell’isola, non esistendo alternative a queste fonti di seconda mano poiché le epigrafi più remote rinvenute in Sardegna risalgono al IX -VIII secolo a. C. a documentare l’avvio dell'occupazione – per lo meno della frequentazione - dei territori costieri sud occidentali da parte dei Fenici. Ecco un esempio di quelle fonti classiche che hanno costituito la base per la storia della Sardegna e che solo nel secolo scorso, con l’archeologia scientifica, sono state parzialmente superate. (segue)

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