Un abisso insondabile.

Mia recensione al romanzo di Massimo Ortolani "L'anarcoide" (ILMIOLIBRO.IT)

Una overdose di oscenità? Un privato sovraesposto? Un sovradimensionamento della
sfera sessuale in un contesto affetto da gravi deficit relazionali e affettivi?
C'è un po' di tutto questo nell'ultimo romanzo di Massimo Ortolani, ma non solo, c'è
 molto di più.
Una sfida, decisamente una sfida è quella che lo scrittore, con il suo romanzo
"L'anarcoide", lancia al lettore; ed è consigliabile che sia un lettore assuefatto alle
sfide intellettuali impegnative.
Le quasi trecento pagine del romanzo costituiscono un amaro ritratto dell'attuale
generazione di giovani (20, 30, 40 e forse più anni?), senza troppe illusioni per un
futuro che non vedono, non immaginano e forse neppure cercano.
I riferimenti letterari "formativi" dell'autore? Charles Bukowski, Henry Miller,
James Joyce...?
Massimo Ortolani possiede le capacità, io ritengo, per diventare un protagonista di
primissimo piano nel panorama letterario italiano e non solo. Non è facile imbattersi
in una altrettanto solida padronanza della lingua e della struttura del romanzo. Certo,
lo ripeto, non è uno scrittore di facile accessibilità. Ma se si riesce a superare l'impatto
dell'eccessiva ostentazione narcisistica dei protagonisti, l'esagerata e minuziosa
descrizione delle funzioni corporali più o meno quotidiane, il risultato sarà quello di
aver fatto un incontro con uno scrittore che "lascia il segno":
Chiudo con un brano che esprime bene l'alto livello della scrittura di Massimo Ortolani.
"...l'autunno, il tempo ideale per nascondermi in me stesso, dentro alla nostalgia che
non ferisce e non infierisce, della solitudine vissuta con armonia. Dell'autunno amo
la vivacità spietata e volta alla morte dei suoi colori che sbiadiscono e del suo tempo
che assume pian piano i caratteri di un'oscurità delicata e malinconica e di tutti gli
altri elementi naturali che vi si dissolvono".

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