IL FUNERALE DELLA PICCOLA ISABELLA

 Il funerale della piccola Isabella si svolse in un caldo pomeriggio di maggio: alcune decine  di bambini formarono un corteo dalla chiesa parrocchiale fino al piccolo camposanto di Montecciu.

Indossavano tutti la camicia di un bianco immacolato; precedevano la minuscola bara bianca, taciturni e ordinati a formare due file, e portavano in mano una rosa , bianca anch'essa, o un mazzolino di margherite.

Il contrasto cromatico tra il bianco abbigliamento dei fanciulli e il nero degli abiti degli uomini dietro il feretro, conferiva alla cerimonia un'aria surreale piuttosto che di luttuosa tristezza.

Al funerale di Isabella parteciparono solo i bambini e gli uomini; la mamma, le due nonne e uno stuolo di prefiche rimasero a casa e riempirono l'intero vicinato di pianti e lamenti, fino a notte inoltrata. Si replicò la medesima scena de s'attitu, il canto funebre di arcaica memoria, come già accadde la sera precedente, non appena la notizia della morte venne annunciata di porta in porta all'intero paese.

Forse, si pensò qualche mese più tardi, Isabella era stata la prima vittima della spagnola a Montecciu.

Finì l'estate del 1918.

Alcune decine di fanti della Brigata Sassari, soprattutto veterani o feriti dimessi dagli ospedali militari, su un totale di oltre duecento chiamati alle armi, ottennero il congedo e riabbracciarono i loro cari, a Montecciu.

(da INAMERICA di Davide Manghini - presente nel catalogo libri ed ebook di Amazon e Ilmiolibro)

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