Con una lettera indirizzata a Filomena - all'inizio del nuovo anno (1922) - Peppino la informò del progetto: poche righe, faticosamente scritte con l'aiuto del fratello, per comunicarle che in primavera sarebbe tornato a Montecciu per portarla in America. Non poteva dirle esattamente la data dell'arrivo in Sardegna; pensava comunque che ciò non sarebbe avvenuto prima della fine di aprile. L'inverno del 1921, a New York, fu particolarmente rigido: la neve e il gelo crearono non poche difficoltà al quoti-diano via vai di Peppino per il trasporto della legna. Il pensiero del suo prossimo viaggio in nave, però, lo spaventava molto di più degli scivoloni che la neve e qualche volta il ghiaccio gli causavano. E venne finalmente il giorno della partenza. Peppino s'imbarcò per Genova a metà marzo, anticipando di almeno un mese la data indicata nella lettera spedita a Filomena. L'oceano in burrasca per un'intera settimana fece prolungare la durata del viaggio di ulteriori due giorni. Fu quella la seconda odissea vissuta da Giuseppe Sulis. Il suo terrore che la nave affondasse; quel continuo rollio e l'inabissarsi del transatlantico interrotto dopo pochi secondi da una lenta risalita; le enormi onde che s'infrangevano sul Principessa Mafalda trasformarono la traversata atlantica in un infernale, interminabile incubo. L'Italia, finalmente! Ancora una notte di viaggio in treno fino a Civitavecchia e un'altra notte trascorsa in un malridotto traghetto fino a Terranova (Olbia). E poi l'arrivo alla stazione ferroviaria di Sanpalmerio, nei pressi di Montecciu.(segue)
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